F-35 JSF @ Air and Space Museum

F-35 JSF @ Air and Space Museum di Sh4rp_i, su Flickr

Da tempo in Italia si dibatte sull’opportunità di partecipare ad un programma così oneroso come quello del “famigerato” JSF – F35, specie in un momento in cui si tagliano le pensioni, l’assistenza pubblica, etc.
Personalmente ritengo che valutare la validità di un programma militare dalla durata decennale sulla base delle contingenze storiche del momento sia quanto meno miope oltre che profondamente errato.
Al contrario bisogna provare ad “astrarsi” e cercare di ipotizzare quelli che saranno gli scenari futuri ed in base a questi vedere cosa ci serve e quanto si può spendere. In altri termini bisogna rispondere alle seguenti domande: come sarà l’Italia fra venti o trent’anni? quale sarà il suo sistema di alleanze? quali le possibili minacce in relazione anche all’evoluzione tecnologica?
Ogni risposta ha un elevato margine di incertezza (nessuno prevede il futuro!) né è questa la sede per una disamina dettagliata però è verosimile ipotizzare che l’Italia sarà un paese demograficamente vecchio, economicamente marginale e non in possesso di tecnologie core, comunque inserito in un sistema di alleanze incentrato sull’Unione Europea (o come si chiamerà allora).
Per quanto riguarda le minacce, l’avrete capito leggendo i miei post più vecchi, credo che ne avremo di duplice natura: a) di “bassa intensità”, ovvero flussi di persone, armi, terrorismo, etc. la cui provenienza principale sarà la sponda sud del Mediterraneo b) di più “elevata” intensità e che vedrà direttamente in ballo i nostri interessi geopolitici, geoeconomici e geostrategici in quell’enorme zona di pianeta grossomodo racchiusa da un triangolo ideale avente per vertici l’Egitto, l’Afghanistan e le Maldive.
Militarmente parlando per assolvere al primo compito l’F35 semplicemente non serve a nulla, per quanto riguarda il secondo il problema è più complesso e dipende dal tipo di crisi che ci si troverebbe eventualmente a dover fronteggiare. In generale le operazioni militari (di una certa complessità) degli ultimi 15 – 20 anni hanno avuto come premessa l’ottenimento del dominio aereo. In questo senso un caccia da superiorità aerea ce l’abbiamo già (l’Eurofighter Typhoon) e dunque l’F35 potrebbe apparire superfluo; chiaramente però l’EF (come progetto) è già vecchio (il primo volo è avvenuto nel lontano 1994) e dunque in prospettiva un caccia multiruolo come l’F35 potrebbe tornare decisamente utile. In genere però prima di arrivare all’uso della forza c’è la fase in cui si “mostrano i muscoli”: allo scopo dunque risulta fondamentale la capacità di proiezione di potenza che, in zone operative così distanti, è ottenibile o ridispiegando mezzi, uomini ed equipaggiamenti (procedimento costoso, logisticamente impegnativo e lungo) oppure schierando in zona una forza anfibia di norma imperniata su portaerei. In questo senso l’F-35 nella sua versione STOVL è fondamentale (l’Harrier ha fatto il suo tempo!).
Il problema a questo punto circa il programma JSF sono i numeri: servono all’AM 120 o più aerei? E al contrario, bastano alla MM 20 aerei? A mio parere l’Aeronautica Militare potrebbe sicuramente abbassare la sua quota, mentre la Marina (nell’ipotesi, remota ma non per questo auspicabile, che venga affiancata alla Cavour una seconda portaerei in sostituzione della Garibaldi) dovrebbe pretendere di più! (Chiaro per quanto sin qui detto che qualora il Pentagono dovesse cancellare la versione STOVL l’intera partecipazione italiana dovrebbe essere seriamente rivista).
Collegato a quello dei numeri è quello dei costi: come sempre, più si compra e minore è il costo unitario anche se al netto di tutto il prezzo finale dell’F35 rischia di essere davvero stellare e tale da essere giustificato solo da corpose compensazioni in termini di commesse per l’industria nazionale (sia in termini di lavoratori addetti che di “pregio” delle parti prodotte perché a fare solo gli assemblatori non è che si ottiene chissà quale know-how!). Restando ai costi, è indubbio che una verifica approfondita della corrispondenza tra prezzo e valore dell’aereo andrebbe fatta ma che le cose nella Penisola costino il doppio che all’estero è un problema generale e non imputabile al solo comparto della difesa.
In definitiva sono convinto che l’F35, con le precisazioni di cui sopra, all’Italia serva eccome, anche se non nascondo che ci sarebbero altre priorità che forse sarebbero digerite meglio dalla popolazione: mi riferisco alla necessità (a mio vedere fondamentale) di 1) creare un serio sistema di difesa anti-missile (se ben si guarda, sono queste le armi di cui si stanno dotando gli stati canaglia) e che proprio per la sua funzione di protezione passiva (e non offensiva) non dovrebbe suscitare le rimostranze dei gruppi pacifisti nonostante costi probabilmente ancor più elevati 2) iniziare a pensare ad una seria difesa
dalle cyberwar.

PS Qualcuno potrebbe pensare agli UAV come alternativa all’F35: al di là del fatto che effettivamente in un paese demograficamente povero e vecchio come l’Italia “puntare sulle macchine” potrebbe avere un senso se inserito in un progetto di lungo periodo, al momento gli aerei pilotati da esseri umani restano più affidabili oltre che meno costosi, motivo per cui scarterei l’opzione.